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Intervista con La Monarchia
- Dettagli
- Published on Venerdì, 21 Maggio 2021 10:10
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 954
E’ uscito il 7 maggio in radio e su tutte le piattaforme digitali, “Ossa” è il nuovo singolo de La Monarchia, prima co-produzione Flebo/Banana Studios su etichetta Flebo (A1). La Monarchia è composta da: Giulio Barlucchi – Cantante, Matteo Frullano – Chitarre e synth, Lorenzo “Lollo” Falorni – Chitarre, Gianmatteo “Gianma” Nasca – basso e Lapo Nencini – batteria. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…
“Ossa” è il vostro nuovo singolo. E’ stato complicato comporlo?
La Monarchia: Ossa è una canzone che parla del rapporto amore/odio che coesiste fra noi e la provincia. Una realtà dove tutto sembra sempre rimanere immobile dove a volte però ci sentiamo coccolati. E’ stato sicuramente un brano che ha richiesto del tempo per essere scritto, questo perchè ha subito un processo di pensieri molto naturali per i quali abbiamo dovuto anche allontanarci per poi tornare e rivalutare la vita di provincia in maniera obiettiva e più chiara. Quindi Ossa era un pezzo nascosto sotto pelle da molto tempo che ha avuto bisogno del momento giusto per essere scritto.
Dalle vostre prime canzoni ad oggi, come vi sentite professionalmente maturati?
La Monarchia: Sono molti anni che abbiamo a che fare con la scrittura di brani e con la dimensione creativa ed abbiamo sicuramente capito molte cose che riguardano la sfera emotiva legata alla composizione di un brano; professionalmente parlando è inevitabile dirti che le prime scritture erano confinate in un territorio molto circoscritto alla necessità di dire le cose con profonda e genuina verità, quantomeno la nostra verità senza grossi filtri. Rispetto al primo disco percepiamo ancora della genuinità nel processo creativo e lasciamo ancora che la verità si nasconda nelle nostre parole ancora una volta senza grossi filtri, ma con una maggiore consapevolezza maturata negli ultimi anni. Ci sentiamo fortunati.
Un album può dirsi un insieme di colori diversi… è difficile non ricorrere sempre agli stessi colori?
La Monarchia: Pensiamo che l’autocitazione sia un meccanismo nel quale tutti gli artisti vorrebbero non cadere; è giusto avere una comfort zone creativa, ma fino ad un certo punto. Crediamo sia pericoloso dipingere sempre con gli stessi colori lo stesso quadro; per quel che ci riguarda, possiamo dire di aver lavorato ad un nuovo sound per i nostri nuovi lavori. Insomma è tangibile, basta ascoltare “Parliamo dieci lingue ma non sappiamo dirci addio” (il nostro primo disco) per capire che abbiamo volutamente preso una rotta differente che non ci tenesse legati ad una dimensione che conoscevamo bene (la nostra comfort zone) ma che anzi ci desse la possibilità di esplorare, provare e magari anche sbagliare. Per adesso Ossa sta andando bene, ne siamo felici.
I vostri brani sono un po’ ispirati alla vita di provincia?
La Monarchia: Le canzoni hanno bisogno di rispetto. Raccontare la verità è necessario per sopravvivere; diciamo spesso che se non sei sincero nei tuoi testi, la gente lo sa. Quindi cantando la verità, cantiamo di storie essenzialmente autobiografiche che si sviluppano nella provincia, la nostra provincia, Poggibonsi.
Credete ci sia una sorta di continuità tra band di ieri e gruppi di oggi?
La Monarchia: Certo. Tutti gli artisti si rifanno ad altri artisti venuti prima di loro, è sempre stato così. La continuità esiste ed è molto forte in alcuni progetti musicali; pensa che adesso sono tornati gli anni ’90 nelle intenzioni e nelle produzioni artistiche. Sono tornate le band, le chitarre, le batteria tirate, i bassi violenti. Noi siamo cresciuti sguazzando in quei suoni e anche noi abbiamo ad oggi i nostri riferimenti ben precisi. Le band di ieri sono i gruppi di oggi, almeno nelle intenzioni e nelle proposte.
Poesia e musica. Quali trovate siano i punti di contatto?
La Monarchia: Un intenso rapporto tra letteratura e musica è sempre esistito, basti pensare alla cultura greca. La stessa parola “mousiké” racchiudeva le tre arti ispirate dalle muse: poesia, musica e danza. Questo rapporto si è molto intensificato nel tempo; prendiamo per esempio un riferimento enorme che ci ha lasciati da qualche giorno; Franco Battiato. In “Invito al viaggio” Battiato si è ispirato al poeta francese Baudelaire, poesia contenuta ne “I fiori del Male”. Da James Joyce a Italo Svevo, sono tantissimi gli autori da ricordare e certamente il legame tra musica e letteratura continuerà.
Cosa vi piace particolarmente del linguaggio musicale?
La monarchia: Che sia possibile provare forti emozioni anche solo ascoltando una melodia; anzi, che un insieme di poche note possa riportare alla mente ricordi e sensazioni passate. Proprio come un profumo. Non è pazzesco?
E’ stato difficile trovare chi credesse in voi?
La Monarchia: Non è stato immediato ricevere delle attenzioni da parte della gente; come tutti gli esordienti del resto. Le proposte musicali sono tante e la competizione è molto alta. Noi come tutti, abbiamo iniziato dal piccolo locale o dalle piccole medio situazioni più o meno importanti. Abbiamo fatto e stiamo facendo la famigerata gavetta. Senza infamia e senza lode, sappiamo cosa voglia dire passare le ore in una sala prove anche quando i feedback non sono molto positivi. Crescendo però, abbiamo vissuto sulla pelle alcune situazioni più strutturate come alcune aperture ai Fast Animals and slow kids, Teatro degli Orrori e Freak Antoni band. Esperienze intense che non hanno fatto altro che farci continuare imperterriti per la nostra strada facendoci esporre molto. Grazie a queste situazioni abbiamo ricevuto un numero sempre più positivo di feedback da parte del pubblico che poi ha iniziato a seguirci.
Quali sono le fonti d’ispirazione per la vostra musica?
La Monarchia: Come raccontavamo prima, nelle nostre canzoni si celano storie autobiografiche che si prendono spazio tra un accordo e un altro diventando poi canzoni. Nell’autobiografico si nasconde il vero e quindi l’ispirazione tanto ricercata dall’artista spesso, sguazza già nella storia che vuoi raccontare. Il tutto subisce poi un processo creativo da parte di tutta la band che sforna il prodotto finale. Come una catena di montaggio, come una fabbrica di biscotti. La Monarchia è forse come una fabbrica di biscotti? Chi può dirlo.
Dedicate molto tempo allo studio ed al perfezionamento?
La Monarchia: Come per le canzoni, la musica ha bisogno di rispetto. Quindi abbiamo il dovere di studiare e conoscere bene quello che stiamo facendo, altrimenti la non conoscenza non porta da nessuna parte. Dedichiamo molto tempo agli ascolti giusti o comunque conformi al progetto La Monarchia sia individualmente che collettivamente e ognuno di noi spende anche molto tempo nella voglia di ricercare e ritrovarsi nel proprio strumento con una certa coerenza.
Il viaggio, quanto è importante per trarre ispirazione?
La Monarchia: Il viaggio tendenzialmente è una dimensione che ispira molto il fabbisogno creativo. Quindi pandemie a parte, quando possiamo cerchiamo di viaggiare anche insieme per stimolare la creatività.
Quali sono le difficoltà che si incontrano quando si scrive un nuovo brano?
La Monarchia: Come dicevamo, le difficoltà risiedono nella paura dell’autocitazione. Quindi cerchiamo di sviluppare pensieri melodici sempre nuovi, freschi. Cerchiamo di evitare però situazioni che spesso si sviluppano durante la scrittura come i famosi “paletti” che ci auto infliggiamo. Non sono necessari per una buona risuscita anche se a volte non puoi farci niente e lasci che il foglio rimanga bianco.
Quando scrivete un pezzo, vi affidate più all’istinto o alla razionalità?
La Monarchia: La musica è istinto e studio. Quindi assolutamente necessario affidarsi alle proprie emozioni. Ci diciamo sempre che se durante la scrittura succede qualcosa a livello viscerale, allora è la strada giusta. La razionalità la lasciamo agli avvocati o ai politici.
Quali pensate possano essere le cose presenti nella vostra musica che la rendono particolarmente originale?
La Monarchia: Siamo in un momento in cui le proposte discografiche sono andate per molto tempo in una direzione ben precisa. Noi scriviamo quello che ci piace, le etichette non le facciamo noi ma le persone. Abbiamo dunque cercato di rimanere più o meno fedeli al nostro sound e continuare comunque a proporlo senza compromessi. Questo potrebbe aver fatto la differenza, chi può dirlo.
State lavorando ad un album di prossima uscita?
La Monarchia: Ci sono altre bellissime sorprese che non vediamo l’ora di liberare in forma di singoli. Stiamo comunque pensando alla dimensione disco, vedremo.
Per chiudere, “Una musica può fare”…?
La Monarchia: “Può salvarti sull’orlo del precipizio.” Per noi è stato così.