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Intervista con BF Project
- Dettagli
- Published on Mercoledì, 24 Marzo 2021 15:32
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 602
Già disponibile su tutte le piattaforme digitali e in copia fisica, Smoothly è il nuovo disco pubblicato dall’etichetta TRP Music firmato BF Project, progetto che nasce da un profondo e fraterno legame di amicizia fra il sassofonista-clarinettista Alberto Fichera e il batterista Luca Barbato. L’album, invece, principalmente improntato sullo smooth jazz, è ricco di groove, di sonorità calde e avvolgenti, un disco dall’estrema piacevolezza d’ascolto, impreziosito da venature latin jazz che lo rendono stilisticamente più variopinto. Ecco cosa ci hanno detto i due artisti, in merito nell’intervista gentilmente rilasciata…
“Smoothly” è il vostro nuovo disco. Un album che è nato da un’idea particolare?
L’idea nasce principalmente dalla voglia di esprimere sé stessi avendo condiviso insieme diverse esperienze musicali, tra le quali una delle più longeve fu una band jazz funk-fusion dove si eseguivano covers… Da quell’esperienza nasce la voglia di volersi raccontare non più tramite covers bensì attraverso delle nuove creazioni che ci identificassero.
C’è Un filo comune che lega i brani dell’album?
No. “Smoothly” non è stato concepito come concept album. Ogni brano ha una storia a sé, sia emotiva che stilistica.
Foto di Marcello Torresi
Si può dire che la vostra amicizia sia stata fondamentale per la riuscita di questo progetto artistico?
Assolutamente. Senza la nostra trentennale friendship non esisterebbe l’affiatamento che ci porta alle nuove idee.
Il singolo “Smoothly” è un inno alla vita, quasi una risposta alla pandemia in corso?
Il singolo è stato scritto in un momento storico in cui la pandemia era impensabile.
Ciò che volevamo esprimere all’epoca è risultato attualissimo ai giorni d’oggi, poiché quando è stato composto si pensava a delle sonorità che esprimessero anche da semplici e poche note, l’importanza delle cose essenziali, purtroppo trascurate nella quotidianità.
Come trovate cambiato il mondo della musica, dai vostri esordi ad oggi?
La troviamo cambiata, purtroppo in negativo. C’era più voglia di scommettersi sulla base dei sacrifici, per ottenere grandi risultati, incentivati da un sistema musicale che tendeva a premiare chi riusciva ad emergere. Oggi si tende, invece, a una musica di consumo finalizzata ad avere più followers e più likes a breve scadenza.
Quanto conta per un artista riuscire ad osservare e sintetizzare tutto quello che gli sta attorno?
Per noi l’artista, prima di essere un musicista, non è altro che uno scrupoloso osservatore. Naturalmente in base al proprio punto di vista egli cerca di dare una visione musicale racchiudendo significati molto profondi nelle sue idee compositive.
Oggi la vera trasgressione sta nella normalità?
Diciamo che la normalità è diventata ormai l’anormalità.
É stato complicato mettere insieme i brani che avrebbero fatto parte del disco?
No. Non è stato complicato. Proprio per la sintonia che abbiamo da diversi anni, sia nella stesura e nella scelta dei brani, abbiamo goduto sempre di ottima empatia.
Ci sono dei ricordi divertenti legati alla lavorazione delle vostre composizioni?
Si. Ad esempio su “China Blues” è stato divertente scoprire pian piano che avevamo un potenziale brano. Luca giocava col suo giro di basso, posto sulla parte sinistra di una tastiera midi con un suono vintage style anni ’80. Questo suono stimolava Luca ad eseguire intervalli di note tipici del Sol Levante. Ed è proprio in quel momento che Alberto sentendo il riff orientale, quasi per riderci su, sedendosi alla destra del piano, inizia scherzando a mettere delle melodie che via via davano le basi per un tipico Blues, ma con le note e le scale orientali… un tipico esperimento di unione tra l’occidentalità del blues con le sonorità tipiche dell’oriente.
Cosa vi piace particolarmente del linguaggio musicale?
Il connubio che si crea tra melodie che ti entrano nel cuore e i ritmi travolgenti e incalzanti.
Quanto è utile per un artista avere dei riferimenti tra altri colleghi?
E’ indispensabile. Avere stima tra colleghi che fanno bene il loro lavoro può essere solo stimolante per chi fa musica, e mai competizione.
La musica dovrebbe essere considerata cultura, eppure a volte si ha l’impressione che da molte istituzioni o persone non sia trattata così. Che ne pensate?
E’ un problema che viene da lontano. Storicamente è risaputo che l’Italia è stata la culla della cultura sia musicale che teatrale. Oggi tutto ciò si è perso perché crediamo che l’immaginario collettivo riguardo all’arte sia una visione errata della realtà e intesa come scopo di appagamento hobbistico e non una vera e propria professione; tutto il contrario rispetto alla dignità artistica di un tempo.
Avete un pubblico che vi segue fin dagli esordi? Com’è il vostro rapporto con loro?
Si, il nostro pubblico è molto vario. Dai fans storici ai cultori e addirittura ci riteniamo fortunati perché parte del nostro pubblico sono anche musicisti molto apprezzati e ci fa onore e nello stesso tempo ci da lo stimolo per poter fare sempre meglio.
Cosa consigliare a chi intende avvicinarsi alla vostra musica?
Sin dall’inizio abbiamo concepito questo disco, non come musica per soli cultori, ma aperto a tutti. Su questo presupposto non ci sentiamo di consigliare nulla, ma solo di ascoltarlo… sarà direttamente il pubblico a consigliarci qualcosa…
Sito ufficiale: www.bfproject.it
Facebook: https://www.facebook.com/BFprojectband