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Source: Il Fatto Quotidiano
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Source: Libero Quotidiano
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Source: Il Fatto Quotidiano
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"Moneta e promesse", al Museo del Risparmio il libro di Zannoni
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Source: Libero Quotidiano
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Source: Gazzetta.it
Intervista con i Giannutri
- Dettagli
- Published on Sabato, 31 Ottobre 2020 11:48
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 809
Dopo l’uscita del primo album “Avventure Tropicali” nel 2018 (autoprodotto e distribuito su tutte le piattaforme digitali) e una manciata di videoclip su Youtube, i Giannutri si ripresentano con un secondo lavoro autoprodotto e intitolato “Al ritorno dalla campagna”. Si tratta di una raccolta di singoli episodi legati al mondo della campagna intesa come periferia urbana e sentimentale, dove gli animali prendono voce per cantare la loro insofferenza alla schizofrenia del capitalismo moderno, dove una generazione XY si ritrova intrappolata in un’insidiosa vita di provincia, una giungla da cui non è sempre facile trovare la strada verso un sereno cielo blu. Dove il negro vale tanto quanto l’accendino che vende, dove il canto dello stadio fa da romantico sottofondo a uno squarcio di anni passati che promettevano di farci diventare più buoni ma che ormai non ci crediamo più, e di anni ancora più trapassati dove i soldati napoleonici fischiettavano tra i campi arati in cerca di vino buono. Almeno lì si beveva bene e la globalizzazione era una cosa seria.
Quando avete iniziato a fare musica?
A fare musica insieme nel 2001, avevamo 14 anni. Da lì non abbiamo mai smesso, nonostante, come in tutte le coppie, ci siamo traditi a vicenda varie volte.
Con quali artisti siete cresciuti?
Concato, Baglioni, Battisti, Battiato ma anche Beatles, Afterhours, Verdena, Marlene Kuntz, Motorpsycho.
Come nasce la vostra musica? Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
L’ispirazione è data da cose apparentemente semplici che però ci fanno riflettere, la natura e gli animali principalmente. L’amore e le beghe sentimentali non ci ispirano tantissimo.
Di cosa parla la vostra nuova avventura musicale?
Il disco si intitola “Al ritorno dalla Campagna”, in nome omen. Avventure di animali, natura, cose che si possono osservare al ritorno da una gita in campagna, intesa anche come periferia sentimentale. Frammenti che poi tornano in testa e su cui appiccichi una storia, che va al di là della loro apparente semplicità.
Quali sono i generi in cui spaziate nella vostra produzione?
Pop italiano. Molti ci definiscono indie ma non sappiamo bene perché, noi lo associamo a un genere lagnoso, autoreferenziale, un po’ piagnoni di cameretta in cui non ci riconosciamo. Siamo più dei piagnoni da campagna.
Cosa ne pensate dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
Ci offre molte possibilità ma è come un coltello: puoi usarlo per tagliare la bistecca, o per tagliarti le dita. Sta a te.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete?
In un brano che ascoltiamo non deve mai mancare un riferimento all’Antico Testamento. In uno che scriviamo, c’è sempre un riferimento al Nuovo Testamento.
GIANNUTRI BIO
Giannutri è, nell’ordine:
I. una piccola isola dell’arcipelago toscano;
I. uno splendido album di Fabio Concato datato 1990, nonché sottoprodotto del punto di cui sopra;
II. un duo che fa musica a sua volta sottoprodotto dei due punti di cui sopra, commi I e II. Ovvero, una piccola isola di musica che affonda le proprie radici in terreni mediterranei.
I Giannutri, alias Luca Zaminga e Edoardo Scalco, sono un duo trevigiano attivo da quindici anni. Il progetto Giannutri nasce nel 2017 e, dopo aver dato alla luce “Avventure Tropicali” nel 2018 (autoprodotto e distribuito su tutte le piattaforme digitali), si ripresenta nel 2020 con un secondo lavoro autoprodotto intitolato “Al ritorno dalla campagna”.
La costanza dei live non è il piatto forte della band, causa distanze africane che separano inesorabilmente il duo. E il secondo album nasce proprio così, a distanza, raccontandosi sensazioni di lontananza che si ritrovano nella campagna di casa, là dove tutto era magia, dove gli animali raccontavano storie vere e dove gli amori si annidavano sotto i lampioni di periferia.