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Source: Repubblica.it
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Source: Repubblica.it
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“La cosa più importante è la libertà del nostro Paese. Credo che sia il momento per chiedere a tutti gli[…]
Source: Il Fatto Quotidiano
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Quello globale tocca i 324 mila miliardi di dollari. Situazioni e obiettivi dei vari Paesi tuttavia sono differenti. Gli Stati[…]
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Source: Gazzetta.it
Intervista con LACERO
- Dettagli
- Published on Venerdì, 11 Giugno 2021 15:53
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 915
Siamo in piena prima pandemia e dopo aver prodotto rispettivamente "Colpo d'occhio" e "Smagliante" l'urgenza (la chiamano così) di buttar fuori altre canzoni diventa sempre più importante.
Da li a poco l'ordine mentale coincide con l'inizio delle sessioni per quello che sarà l'esordio indipendente di "Orso Bipolare".
Prodotto da LACERO e registrato a fine aprile in soli tre giorni a Milano negli studi del Massive Arts, mixato da Gabriele Bianchi e masterizzato da Alberto Cutolo, come fosse un Power trio a duetto, con una sola batteria pulsante, dalle braccia da carpentiere di Guido Torresani alle sovraincisioni di LACERO chitarre, basso, piano, rhodes, glockenspiel,e rumori dal profondo.
Dodici canzoni connesse direttamente con il dolore dei protagonisti e le loro speranze puntualmente disattese.
Quindi l'introspezione dà vita a diverse personalità che carambolano all'impazzata fino a giungere alle derive dell'autolesionismo, restando comunque vivi.
Quando avete iniziato a fare musica?
-Ricordo i primi timidi tentativi a 14 anni..
Con l'arrivo della prima barba intorno ai 16 anni la prima canzone.
Si chiamava "Sbadiglio" bella potente.
Con quali artisti siete cresciuti?
-Dai CURE ai Joy Division passando per i Sonic Youth, The Smiths, Pixies , Nick Cave, Neil Young… questi sono solo alcuni tra gli ascolti che mi hanno guidato e che ancora oggi ritrovo nel mio modo di suonare.
Se invece penso ai testi visto che canto in italiano gli autori che apprezzo sono Paolo Benvegnú, Cristiano Godano e Umberto Maria Giardini conosciuto anche come Moltheni.
Quest'ultimo ha una penna invidiabile.
Come nasce la vostra musica? Quali sono le vostre fonti d’ispirazione?
-Solitamente i riff di chitarra più efficaci arrivano dalla chitarra acustica poi una volta distorti con l'elettrica trovano la giusta dimensione.
Scrivendo tanto capita che qualche frammento mi rimanga in testa, poi non lo so, forse per magia mi ritrovo con canzoni già pronte.
Mi piace pensare al processo creativo come qualcosa che non riesco a domare.
Di cosa parla la vostra nuova avventura musicale?
- L'ispirazione si muove in modo incomprensibile… io la vivo così .
Una frase lasciata a metà su di un tavolo può essere un ottimo inizio.
Mentre gli artisti che mi mettono addosso la voglia di suonare dopo qualche ascolto sono Peter Gabriel e Brian Eno.
-Parla di come sia entrato nel modo di parlare comune l'essere definiti "Bipolari"
Il gioco di parole "Orso Bipolare" se viene preso così rimane fine a se stesso e chiaramente non era questo l'intento, forse "Orso" somiglia di più ad una sensazione di riservatezza,
Questo disco è composto da personaggi con piccoli problemi esistenziali.
Quali sono i generi in cui spaziate nella vostra produzione?
-Si passa dall'attitudine punk a quella che più ricorda il Dark… non riesco a definirla "cantautorale" forse appartengo ad una qualche razza imbastardita.
Non sono un animale di razza.
Cosa ne pensate dei social e del web in generale come mezzo per farsi conoscere?
-I social sono utili se utilizzati con un minimo di raziocinio e soprattutto senza violenza.
Ma a quanto vedo così non è.
Sono uno di quelli che prova pudore nel commentare anche la cosa più leggera..
Ritengo comunque che mettersi in mostra sia cosa lecita, ma se cammini su una passerella pronto per la tua camminata trionfale indossando dei guantoni da boxe la cosa non mi riguarda più.
In sostanza posso definirmi un giovane attempato e i social non serviranno a ringiovanirmi.
Cosa non deve mai mancare in un brano che ascoltate e in uno che scrivete?
-Una piccola parte nel testo o nella musica capace di fami perdere la strada di casa mentre ascolto in religioso silenzio in cucina.
Nelle mie canzoni offro le mie debolezze senza sconti di pena.
BIOGRAFIA
LACERO si realizza dalle ceneri di un’adolescenza turbolenta fino ad arrivare alla situazione di uomo oramai quarantenne.
Strade e percorsi segnati dal minimalismo provinciale. Pochi locali e molti club calcati dalle canzoni dei precedenti progetti di gruppo, dove le incomprensioni e l'incapacità di gestire un collettivo dall'impronta oltremodo personale, gettava inconsapevolmente le basi che porteranno alla forma solista chiamata appunto LACERO (rinascere dalle rovine del presente)