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Source: Gazzetta.it
ANESTESIA E DIABETE: a colloquio con il Dott. Pierluigi Marranconi
- Dettagli
- Published on Giovedì, 23 Novembre 2017 17:57
- Scritto da Stefania Carlotto
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ANESTESIA E DIABETE:
a colloquio con il Dott. Pierluigi Marranconi, Anestesista presso l’Ospedale San Bortolo di Vicenza
Ho voluto approfondire un aspetto che secondo me può indurre ad aumentare la propria “azione responsabile” verso questa temibile malattia.
Infatti, nonostante tutti conoscano il diabete e, almeno in partele conseguenze, il numero dei diabetici continua a salire, 1 persona su 4 non sa di esserne affetto e la forbice si sta aprendo in modo preoccupante in età pediatrica.
Spiace constatare che la gravità della situazione, pur dichiarata da più parti e supportata da numeri impressionanti, non sia ancora presa in debita considerazione, quasi che il non parlarne fosse un rito scaramantico per scongiurarne l’insorgenza!
Ricordiamoci che l’unico modo certo e provato per evitarlo è vivere in modo da non favorirne la comparsa.
S.C. – Dottore, pensa che le persone affette da diabete siano pienamente consapevoli di ciò che comporta un’eventuale anestesia?
P.G. - Molti, pur sapendo che il diabete è una grave patologia, credono che di questa siano da temere solo gli effetti condotti, negli anni, dalla storia naturale della malattia: neuropatia, disturbi circolatori, cecità ecc. e non considerano che esistono eventi nei quali il diabete può essere causa di gravissime complicazioni: i traumi in generale e gli interventi chirurgici, di qualsiasi entità, in particolare.
S.C. – Dottor Marranconi, quali sono i rischi che deve considerare un anestesista di fronte ad un paziente diabetico?
P.G. - I rischi in corso di chirurgia possono essere distinti sommariamente (ed un po' arbitrariamente) in due categorie: i rischi legati all'atto chirurgico propriamente detto (come ad es. il sanguinamento massivo o l'infezione postoperatoria) ed i rischi legati all'anestesia.
Riguardo a questi ultimi occorre fare una premessa: non esiste un'anestesia che sia assolutamente sicura: come tutte le pratiche mediche, nessuna esclusa, c'è sempre qualche possibilità che si verifichino eventi avversi, anche se sono state condotte con perizia, prudenza ed attenzione; d'altra parte è ovvio che l'incidenza di questi effetti avversi risulti strettamente connessa con lo stato clinico del paziente. Ed è altrettanto ovvio che in anestesia, essendo indispensabile utilizzare farmaci estremamente potenti, gli effetti collaterali possano essere molto gravi, mettendo in pericolo la stessa sopravvivenza del paziente.
Per questo motivo i pazienti vengono suddivisi in 5 classi di rischio anestesiologico crescente, a seconda delle patologie preesistenti e concomitanti: nella 1^ classe ci sono i pazienti che non hanno nessun'altra patologia oltre quella per cui devono essere operati e per i quali il rischio anestesiologico è assai basso; nella classe 5^ invece vengono categorizzati i pazienti moribondi per i quali l'intervento chirurgico rappresenta l'ultima tenue possibilità di sopravvivenza immediata e per i quali il rischio anestesiologico è estremamente elevato.
Nell'ambito di questa generica classificazione di rischio i pazienti diabetici di tipo 2 in buon compenso glicemico, che non soffrono di nessun'altra patologia, vengono inseriti nella 2^ classe di rischio anestesiologico, ma se il diabete è insulino-dipendente o se è concomitante, come spesso accade, i pazienti con un'obesità anche lieve o l'ipertensione, rientrano nella 3^ classe di rischio, vengono cioè classificati come portatori di "grave alterazione di organo o apparato".
S.C. – Come può una malattia ad andamento cronico aumentare il rischio di un’anestesia?
P.G. - Gli è che i diabetici, di qualsiasi tipo, sono tutti da considerare come potenziali cardiopatici proprio a causa delle alterazioni metaboliche che il diabete implica. Inoltre lo stress chirurgico, se non adeguatamente controllato dall'anestesia, può indurre sbalzi metabolici che possono rendere difficilmente controllabile la glicemia sia intra che post operatoriamente.
Per questo motivo molti anestesisti preferiscono utilizzare, per questi pazienti e dove sia possibile, l'anestesia loco-regionale (spinale, epidurale, blocchi periferici) al posto dell'anestesia generale pura: difatti il blocco anestetico dei nervi impedisce anche la risposta ormonale allo stress chirurgico, minimizzando così le difficoltà del controllo glicemico.
Per contro la neuropatia diabetica può rendere più facili le lesioni nervose traumatiche da ago durante l'esecuzione dei blocchi periferici.
Un altro fattore di rischio nei pazienti diabetici-insulino dipendenti è la possibilità che, a causa del digiuno preoperatorio e della somministrazione di insulina, si possa verificare una gravissima ipoglicemia intraoperatoria che potrebbe rimanere inapparente proprio a causa dell'anestesia generale.
A ciò si aggiunge che il diabete, causando un'artropatia degenerativa dell'articolazione delle vertebre cervicali ed irrigidendo i tessuti del collo a causa della glicosilazione di alcune proteine, può rendere difficile il controllo delle vie respiratorie, sempre necessario in anestesia generale, a volte in modo assolutamente inaspettato.
A conclusione di questa conversazione, consentitemi di esprimere la mia gratitudine per il supporto accordatomi nella mia attività di divulgazione da medici che quotidianamente si dedicano anche ai pazienti diabetici.
Non credo ci siano altre parole da aggiungere a quelle del Dottor Marranconi, che ringrazio sentitamente per la Sua gentile disponibilità: il Suo prezioso contributo, sia per tutti noi motivo di riflessione e incitamento ad adottare uno stile di vita che possa, non dico sconfiggere, ma almeno scongiurare, l’insorgere di questa terribile patologia.
Per eventuali Vs. domande o richieste di approfondimenti, scrivetemi pure al seguente indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.