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Source: Gazzetta.it
Giandomenico Crapis - La democrazia non è un talkshow
- Dettagli
- Published on Giovedì, 22 Maggio 2025 10:12
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 74
Oggi la televisione non è più quella che vide la luce il 3 gennaio del 1954: un solo canale pubblico, un monopolio pubblico, pochi programmi trasmessi dalle 17 alle 23, con l’eccezione della domenica mattina, quando alle 11 c’era la Santa Messa. Ma da quella data non è mai rimasta un giorno identica a sé stessa, accompagnando e riflettendo nei suoi mutamenti quelli che sono avvenuti nella società, nei costumi, nella politica, nella tecnologia, nelle relazioni umane. È aumentata l’offerta e la qualità dei prodotti, è uscita dallo stretto controllo statale, si è aperta al mondo dell’iniziativa privata, ha preso a scandire ogni ora del giorno, dalla mattina fino a notte, ha assistito e assorbito l’avvento del web, del digitale, dei social: uno scenario che a molti è sembrato segnarne la fine. Ma non è stato così. Nonostante le sue tantissime trasformazioni, le mille età condensate in un secolo scarso, la morte della Tv non c’è stata, e probabilmente ancora non ci sarà per molto tempo. Quel che invece è cambiato profondamente è il ruolo di un mezzo che fino agli anni Settanta è stato promotore di coesione sociale e caposaldo della costruzione dell’identità nazionale e che ora, forse, si limita a raccontarne le tante crepe, quando a non rappresentare invece un pericolo per la democrazia stessa. Tuttavia, come ha dimostrato la pandemia da Covid, la televisione rimane per le comunità uno strumento fondamentale nei momenti di emergenza, di gran lunga più forte di qualsiasi più recente mezzo di comunicazione. Raccontando la Tv dagli albori, attraverso episodi e snodi cruciali – dal successo di un quiz come Lascia o raddoppia? ai ruggenti anni Sessanta, tra sceneggiati e programmi d’informazione; dalla fine del modello bernabeiano di Tv alla nascita del sistema misto; dalla stagione militante della nuova Rai Tre alla «discesa in campo» del magnate della Tv privata, fino ai giorni nostri – La democrazia non è un talkshow racconta e spiega quanto radicalmente la televisione abbia contribuito a plasmare il luogo in che ci circonda, il modo in cui lo guardiamo e noi che lo viviamo.
"La democrazia non è un talkshow" di Giandomenico Crapis si presenta come un saggio avvincente e ben strutturato che esamina il ruolo complesso e multiforme della televisione nella società italiana e globale. L’autore si impegna a tracciare un percorso storico e critico attraverso le trasformazioni di questo mezzo di comunicazione che, nonostante i profondi cambiamenti nel tempo, continua a essere centrale nel modellare le dinamiche sociali, culturali e politiche.
Il volume si apre con una riflessione sulla nascita della televisione nel 1954, sottolineando come fin dall’inizio essa abbia rappresentato uno strumento di coesione sociale e di definizione dell’identità collettiva. Tuttavia, Crapis evidenzia come, nel corso degli anni, il ruolo di questo mezzo si sia evoluto, passando da un monopolio pubblico a un sistema più articolato e diversificato, caratterizzato dall’ingresso del settore privato, dal digitale e dai social media. Questa trasformazione ha portato a un incremento dell’offerta e della qualità dei contenuti, ma anche a una relazione più complessa tra televisione e democrazia.
Uno dei punti di forza dell’opera è l’analisi critica dei momenti chiave della storia televisiva: dal successo di programmi come "Lascia o raddoppia?" agli anni Sessanta, ricchi di sceneggiati e informazione, fino alla fine del modello bernabeiano e alla nascita di un sistema misto tra pubblico e privato. Attraverso episodi e fatti emblematici, Crapis dimostra come la televisione abbia contribuito a plasmare l’immaginario collettivo, influenzando mode, opinioni e comportamenti.
L’autore affronta anche il tema della crisi di rappresentanza e di identità, evidenziando come oggi la TV, pur non essendo più il monopolio di un tempo, conservi un ruolo di grande impatto, specialmente in situazioni di emergenza, come quella causata dalla pandemia di Covid-19. La televisione si rivela ancora un mezzo potente di comunicazione di massa, capace di unire le comunità e di riflettere le fragilità sociali.
Crapis si dimostra un narratore attento e rigoroso, capace di coniugare analisi storiche, critiche culturali e riflessioni politiche, offrendo al lettore una visione complessa e approfondita di come la televisione abbia modellato e continui a influenzare la democrazia e la società. La sua tesi principale è che, nonostante le evoluzioni e le sfide del digitale, la televisione rimane un elemento imprescindibile nel funzionamento democratico, purché si eviti di ridurla a un semplice spettacolo di talkshow.
"La democrazia non è un talkshow" è un libro che stimola il pensiero e invita a riflettere sul ruolo dei mezzi di comunicazione nel nostro tempo, sostenendo che la vera sfida non consiste nell’eliminare o ridimensionare la televisione, ma nel comprenderne e sfruttarne il potenziale in modo consapevole e responsabile. Un testo fondamentale per chi desidera comprendere le dinamiche tra media, società e democrazia nel contesto contemporaneo.
L’Autore:
Giandomenico Crapis è studioso ed esperto di Tv e cultura di massa, temi su cui ha pubblicato diversi libri, tra i quali: Il frigorifero del cervello. Il Pci e la televisione da “Lascia o raddoppia?” alla battaglia contro gli spot (2002), Televisione e politica negli anni Novanta. Cronaca e storia 1990-2000 (2006), Michele Santoro. Comunque la pensiate (2009), Ha vinto la tv. Sessant’anni di politica e televisione, da De Gasperi a Grillo (1954-2014) (2014). Ha inoltre curato il volume Enzo Biagi. Lezioni di televisione (2016). Collabora con la rivista «Problemi dell’informazione» ed è commentatore per il quotidiano «il manifesto».
Giandomenico Crapis
La democrazia non è un talkshow
Saggio storico sulla televisione italiana
Baldini+Castoldi
collana gli Scarabei
confezione brossura con alette
formato 145x210 mm
pagine 480
euro 20,00
ean 9791254942284
IN LIBRERIA DAL 16 MAGGIO
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